Articoli

Avvocato 4.0

di Debora Zagami

Il futuro è entrato nelle nostre vite private e professionali dalla sera alla mattina, come si conviene ad ogni cambiamento epocale destinato a rimanere nella storia

La diffusione del COVID-19 ci ha costretti a ripensare il modo di vivere la nostra socialità e quando si sarà attenuata la fase iniziale dell’emergenza sanitaria ci ritroveremo in un mondo che sarà molto diverso da quello che abbiamo conosciuto.
La paura del nemico-invisibile capace di mettere in pericolo il bene supremo della salute, però, non deve farci retrocedere rispetto alle tante conquiste di civilità dal valore inestimabile che la nostra cultura giuridica ha costruito con fatica e sacrificio, arrampicata e aggrappata sulle spalle di giganti che hanno saputo guardare oltre l’orizzonte degli eventi, anche quando questi si sono manifestati con drammatica persistenza.
Anche quando la conoscenza e le informazioni non erano facilmente accesssibili come lo sono oggi, e la comunicazione non poteva svolgersi e propagarsi così fluidamente.

Libertà, indipendenza e riservatezza devono restare i principi-guida della professione forense

Oralità, contraddittorio e immediatezza, i cardini ineludibili di un processo penale che possa continuare a definirsi giusto.
Dovremo prendere degli accorgimenti, ma non sarà così difficile ricominciare a convivere se sapremo adeguarci con misura alle nuove esigenze di controllo sociale imposte dalla gestione dell’emergenza sanitaria.
Il rapporto avvocato-cliente deve essere preservato in ogni contesto e circostanza.
A maggior ragione se si tratta di questioni di natura penalistica, il colloquio dell’avvocato con il proprio assistito, libero o detenuto che sia, non può subire forme di compressione o – forse anche peggio – di poteziale intrusione.
Le garanzie di libertà del difensore, così chiaramente sancite dall’articolo 103 del codice di procedura penale, che impediscono alle Autorità Inquirenti ogni forma di ingerenza sulle attività poste in essere dall’avvocato penalista e dai propri consulenti tecnici, ci indicano il percorso da seguire.
Conformiamoci alle nuove esigenze, ma salvaguardiamo lo spazio difensivo.
La trasformazione in atto ci renderà sempre più digitali e operativi da remoto, i documenti saranno custoditi in cloud e le conversazioni transiteranno su piattaforme voip.

Comprendere il funzionamento di questi strumenti è il primo passo da compiere per poter continuare ad assicurare ai nostri assititi la tutela dei loro diritti

E se è vero che l’illusione della conoscenza è più dannosa dell’ignoranza, allora evitiamo di cedere alla trappola cognitiva del “lo uso = lo conosco”.
La facilità con la quale chiunque può approcciarsi alle nuove forme di comunicazione mediante applicativi informatici, ne ha consentito la diffusione capillare a livello globale, senza distinzioni geografiche o generazionali, ma inviare un messaggio di posta elettronica o fare uno screenshot, non significa affatto possedere la padronanza della complessità che sottende allo strumento tecnologico.
Nel corso degli anni si è assistito ad una ripercussione crescente di questo fenomento sulle modalità di svolgimento delle indagini penali e attualmente larga parte dei procedimenti si fonda sulle intercettazioni (telefoniche, ambientali o informatiche) e/o sul materiale digitale acquisito in seguito al sequestro del dispositivo elettronico utilizzato dal soggetto indagato.

E’ improcrastinabile una alfabetizzazione digitale dell’avvocato difensore

Il momento è arrivato, e il futuro della professione forense dipenderà da quanto faremo oggi per sviluppare le nostre competenze, proteggendo i valori della nostra cultura giuridica e facendoci guidare dalla luce della conoscenza.


Leggi altri articoli: