Violenza sessuale o approccio maldestro?

Tribunale di Roma – Giudice Dr.sa Ciranna, sentenza GIP 3340/2023

di Debora Zagami

Nel caso in esame, come spesso accade nei processi per violenza sessuale, la valutazione dell’attendibilità della vittima ha rappresentato lo snodo centrale del processo.
Il giudizio è stato celebrato nella forma del rito abbreviato, con l’audizione in contraddittorio di tutti protagonisti della vicenda.

Il Pubblico Ministero, pur ritenendo attendibile la giovane donna, ha concluso chiedendo l’assoluzione dell’imputato, considerandone la condotta alla stregua di un mero approccio maldestro, privo di rilevanza penale.

Quale difensore della parte civile ho dovuto analizzare ogni singolo elemento, anche di natura culturale e psicologica, caricandomi il peso di sostenere l’accusa dopo le benevole conclusioni rassegnate dal Pubblico Ministero e prima dell’arringa difensiva pronunciata in favore dell’imputato.

Non vi è dubbio che la situazione si potesse prestare ad un’iniziale equivoco. L’atteggiamento della ragazza poteva essere frainteso. Inizialmente sì, ma poi no. [OMISSIS] è stata molto chiara e lo ha ripetuto più volte … ciò che rileva è il fatto di agire contro il dissenso, espresso o anche tacitamente manifestato, della vittima.

Ed è proprio il dissenso (tacito od espresso) a fungere da discrimine tra l’illecito penale ed un rapporto sessuale consenziente, e poco importa la sussistenza di un iniziale consenso in quanto ciascun soggetto  ha in qualsiasi momento il diritto di ripensarci e dire di no.

Tale condotta è idonea ad integrare il reato contestato nella forma consumata e non certo tentata, poiché sono stati posti in essere atti invasivi della sfera intima con un contatto (sia pur fugace) con le zone erogene e parti intime della ragazza.

(Tribunale di Roma, Giudice Dr.ssa Ciranna, sentenza GIP n. 3340/2023)

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